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d’una misteriosa città, e sopra di esse dominava la piccola piramide del punto trigonometrico.

Cessata al sorger della luna la brezza, ogni cosa taceva in silenzio ineffabile; i boschi sendevano compatti al di sotto di Cuccuru Nieddu, e i raggi obbliqui della luna segnavano vaghe ondulazioni di luce su quel dormente mare di foglie.

E intorno nell’immensità del paesaggio le montagne lontane sembravano nuvole azzurre sull’orizzonte azzurro.

— Zio Pietro, zio Pietro, che avete fatto, voi! — gridò Basilio, curvandosi sul vecchio. — Mi sentite? Son Basilio, son qui. Che cosa avete; siete caduto? È da tanto tempo che vi cerchiamo! Zio Pietro?

Il vecchio giaceva immobile. Il giallore del suo volto vinceva quello della lunga barba scompigliata.

— È morto! — gridò Basilio, sollevandosi, e si mise a piangere infantilmente, battendosi disperato le mani sulle coscie. — Che ho fatto io, che ho fatto io! Che conti renderò al mio padrone del padre suo? E glielo dicevo per scherzo che lo avrebbe trovato morto! È morto! È morto davvero!