Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/234

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mentre socchiudeva la porta, Noemi aveva veduto scivolare e sparire come l’ombra del suo sogno. Un uomo passava, scendeva, salutava rapidamente la signora Giulia; un attimo, ed egli era già scomparso, sprofondato nel moto delle scale: un attimo, un baleno: ma Noemi aveva intraveduto un viso noto, due occhi ch’ella già conosceva: viso ed occhi simili a quelli del Commissario di pubblica sicurezza.


— Disturbo? Se disturbo vado via subito e le faccio mille scuse. Me lo dica pure, senza complimenti, donna Noemi cara. Disturbo?

La vocina flautata usciva da quel corpaccio che traboccava da tutte le parti del vestito, come quella di una bambola meccanica che la signora Giulia tenesse nascosta nel petto: faceva ridere, destava curiosità e desiderio di sentirla ancora.

Noemi fu vinta: ma vinta anche da un bisogno di svago, e sopra tutto dall’istinto di sapere, in qualche, modo, il perché aveva sognato il Commissario con quel viso e quegli occhi che gli erano apparsi un minuto prima nella realtà dell’uomo che scendeva le scale, che era sicura, doveva essere il signor Antioco.

— Ma entri, signora Giulia, — disse con