Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/244

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che arde tutto di lucenti fantasmagorie, come un albero di Natale, e pensa che la vita, oltre all’amore, alle ambizioni, ai piaceri carnali, ha tante altre sorgenti per dissetare l’anima irrequieta dell’uomo.


No, ella non ride più della notizia in apparenza così strana, che un uomo come Antioco voglia cercare una di queste sorgenti: tutti gli uomini al di fuori della media comune, o forse anche tutti, hanno bisogno di evadere dai limiti che la sorte pare abbia loro assegnato. E l’infelice Pia è morta di questo male: e Franco costruisce l’argine: e lei stessa, un giorno, col suo giovane compagno, sono fuggiti dal piccolo paese verso la città dove hanno trovato il denaro, il dolore, la morte. Ma il sogno era bello, il miraggio illuminava l’orizzonte con una luce che neppure il dolore e la morte hanno del tutto spento. Esso permane ancora, nel tramonto che incendia gli alberi del giardino di fronte, nelle fiabesche storie missionarie che la signora Giulia, una volta cominciato, non finiva di raccontare. Finì col dire che lei aveva il suo bravo sogno quello di prendersi in casa, per assisterlo e aiutarlo negli studi, come facevano molte bene-