Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/256

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per te, anche se rinunzi alle illusioni dell’amore: tante altre cose ci sono, nella vita. Va, Noemi, va.

Andrà: ma lascia passare i giorni, lascia passare le notti, inerte, o trasportata solo dalla corrente del tempo: e le sembra, infatti, di essere avvolta da un velo di acqua e di aria, e di veder le cose come si vedono nelle fantasmagorie delle nuvole, o riflesse da un lago.


Ed ecco un’altra volta la dolce domenica dei quartieri nuovi di città, che invece di fredde basiliche hanno qualche chiesina dove i ritardatari alla messa devono star fuori e allungare la testa dall’arco della porta spalancata, come davanti alle chiese campestri nei giorni della festa annuale.

La signora Noemi non correva questo pericolo, perché sempre una delle prime ad arrivare: il suo posto è pronto, e il mazzo delle piccole vecchie, intorno a lei, coi fazzoletti puliti intorno alle teste tremule, le pare esali un buon odore di villaggio, di siepi di sambuco, di sentieri che conducono al paradiso. Immersa in mezzo a loro, come la coccinella tra i cespugli selvatici, provava un senso d’innocenza, di riposo: pensava alla chiesetta solitaria, su, fra i campi