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— Ebbene, allora va dai tuoi parenti e di’ loro che ormai sei a posto anche tu.

Ma prima di andare dai suoi parenti, Mikedda cercò la padrona piccola con la speranza di essere almeno da lei compianta.

Annarosa stava nell’orto, seduta sull’erba all’ombra del pesco: aveva un libro, ma non leggeva, e lasciava che le formiche e le coccinelle attraversassero le pagine aperte sulle sue ginocchia. Non le riusciva di leggere: le pareva che la luce abbagliante del mattino di maggio stendesse un velo iridato fra i suoi occhi e il libro.

Sognava: e pure guardando sulla china della valle gli alberi che spandevano come dei raggi neri sull’erba lucente, e i cavalli che pascolavano e pareva curvassero la testa per comunicare un segreto alla loro ombra, rivedeva la chiesa ov’era stata a messa quella mattina e le rose che si disfacevano sui vasetti dell’altare. Una s’era sfogliata, e il prete con la mano aveva allontanato i petali sulla tovaglia senza smettere di leggere il libro.

Così adesso ella pensava al giorno delle sue nozze, tentando di allontanare il ricordo di Gioele come il sacerdote allon-

Deledda, L’incendio nell’oliveto. 11