Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/239

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— Alla salute di tutti. Così Dio mi aiuti, torno alla guerra. Torno, torno! Che cosa è questo tornare, del resto? La guerra c’è sempre stata e ci sarà sempre. Io ci sono dentro da settantotto anni, donna Agostina. Dunque, beviamo.

Bevette ma non restituì il bicchiere, finchè Mikedda non glielo riempì.

— Non importa che Agostineddu mi abbia qualche volta mancato di rispetto, — disse allora con voce intenerita. — Siamo vicini, quindi come parenti. Anche fra parenti ci si bastona; so io quello che voglio dire. Bene gli voglio, io, ad Agostineddu, come fosse mio nipote stesso, Gioele mio.

— Oh, — disse poi, restituendo il bicchiere; — ragazzo di talento è, Gioele; non da meno di nessuno. Anche lui mi maltratta, a volte, perchè i giovani trovano sempre da ridire dei vecchi, ma mi vuole bene, anche! Il giorno di Pasqua lo ha passato con me, all’oliveto.

Annarosa trasalì: dunque non aveva sognato. Le parve, anzi, che il vecchio la guardasse, come l’aveva guardata il padre di Gioele nell’annunziare l’arrivo del figlio; ma subito cercò di nascondere il suo turbamento e accennò a Mikedda di far andar via zio Saba.

— È pazzo, — disse Mikedda facendo