Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/108

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Oppressa, ma decisa a ribellarsi, Concezione si rivolse a Serafino:

— Pare impossibile: anche Maria Giuseppa Alivia mi vuol dare marito: che ho, di tanto bello, da essere così ricercata? No, buona donna, io non posso mandare alla tua padrona il saluto ch’ella desidera. Le auguro buona Pasqua; ogni bene le auguro, a lei ed a tutta la sua famiglia: ma che ella non pensi più a me che come ad una buona amica. E questa roba, sì, l’accetto; poiché scortesia sarebbe rifiutarla, ma ne farò parte ai poveri, come Gesù nostro Signore comanda. È dentro la chiesetta, steso sul pavimento, più povero di tutti i poveri: vuoi vederlo, donna?

La donna si chinò in ginocchio.

— Tu parli come un libro d’oro, — disse, fattasi triste e quasi severa; — ci sono tanti poveri che hanno fame. Anche da noi, lassù. Riporterò le tue parole a Maria Giuseppa: sta pur sicura, anima mia. E adesso fammi vedere il Cristo morto.

E prima di andarsene, Serafino disse:

— Concezione, ti manderò qualche povera madre di famiglia, e qualche bisognoso che non vuol dimostrarsi tale: e tu farai loro parte di questo ben di Dio.