Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/182

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quale uscirono e si sparsero per tutto il cielo bluastro stracci che parevano il bucato di una povera famiglia di zingari.

Solo quando tornò la madre e riaprì la porta, Concezione si sentì più sicura: come tanti anni prima, Giustina le portava una tavoletta di torrone, ed ella cominciò a sgretolarlo coi suoi forti denti di beduina: e fu contenta quando sentì che nella folla, fra tanti cappelli e cappellini e berretti e scialli, non si vedevano il fazzoletto a fiori e il berretto a visiera di comare Maria Giuseppa e del suo degno nipote.

— Ma che hai fatto della sua coperta, anima mia? — domandò la madre, rimettendo i vestiti nella cassa.

— L’ho messa in fondo, perché mi dava fastidio vederla.

— Questa torta, poi, bisogna tirarla fuori: altrimenti fa la muffa: e poi mi ha imbrattato di miele la roba, e ci andranno dentro le formiche.

La torta fu tirata fuori; Concezione la portò nell’armadietto della sagrestia; e siccome l’armadietto non si chiudeva bene vi entrarono le mosche e le vespe, festeggiando a modo loro il santo martire Cirillo. Nel pomeriggio, afoso e adesso completamente annuvolato, mentre Concezione sudava poiché s’era rimes-