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— Perchè? Perchè Sabina è parente dell’altra.

— Dell’altra! — Ripetè Maria.

Tacquero. Lo sguardo di lei s’oscurò, le sue mani si fermarono.

— Una parente... una parente di Sabina? — domandò come a sè stessa, pensierosa, chinando il capo, col gomito sul ginocchio e il dito col ditale sulle labbra.

Pietro provava un’angosciosa sensazione di paura; eppure in quel momento non ricordava affatto zio Nicola, zia Luisa, e che egli era il servo della donna alla quale stava per svelare la sua passione insensata. Maria si battè tre volte i denti col ditale.

— Una parente? Una parente? Una parente?

— Ebbene, sei tu! — egli disse, quasi irritato.

Ella lo guardò, senza stupore, senza indignazione; ma arrossì e rise.

— Scherzi, Pietro Benu?

Egli riacquistò subito il senso della realtà; ricordò ancora il padrone, la padrona, la distanza sociale che lo separava dalla bella fanciulla beffarda, alla quale aveva finalmente aperto il suo cuore; ma non ebbe più paura.

Oramai erano di fronte: il segreto non li separava più, e un istinto selvaggio animava Pietro come doveva animare l’uomo primitivo davanti alla donna agognata.

Ma a questo istinto si univano anche i sentimenti provati da Pietro nei lunghi giorni della sua solitudine: desiderio e sogno d’amore, orgoglio, bisogno di vittoria.