Pagina:Deledda - La via del male, 1906.djvu/250

Da Wikisource.
248 la via del male

accadrà, mio Dio, che accadrà? Ah, avevo ben ragione di temere: ero troppo felice!

E ricordava ora tutti i particolari del mio romanzo d’amore, tutti i baci che Pietro le aveva dato, la promessa del giovine servo: «Io non ti farò mai del male».

— A me no, ma a lui, a Francesco... Ah, che giorno funesto fu mai quello in cui decidemmo di accogliere Pietro nella nostra casa... Però, e se io m’inganno? Forse ha ragione zio Andria: nessuna disgrazia è accaduta. All’alba Francesco tornerà: che dirà non trovandomi nel nostro ovile?...

La stanchezza la vinceva: il sonno cadeva su lei come una coperta di velluto, morbida e tiepida...

— Bisogna che io vada, — pensava Maria, ma non poteva muoversi.

D’altronde, dove andare? La luna non era spuntata ancora; Antoni non tornava, il pastore anziano andava e veniva dalla capanna alla muriccia della tanca.

— Zio Andria, zio Andria, nessuno viene; che notte dolorosa, — mormorava Maria, quando la figura del pastore appariva sull’apertura della capanna. — Io voglio muovermi, cercare, andane a Nuoro...

— Ma dormi, figlia mia! Se nessuno viene, buon segno. Vuol dire che sono tutti sulle traccie dei ladri.

— Ritorniamo nel nostro ovile, — ella propone.

— Aspetta almeno che sorga la luna.