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254 la via del male

occhi foschi, quasi meravigliate che il sole splendesse ancora e il cielo fosse ancora puro; entrava qualche altra parente che aveva cura di richiudere subito la porta e tutto ritornava più triste e grigio di prima.

La nuova arrivata attraversava in punta di piedi la cucina, e chinandosi sulla vedova le diceva quasi in tono di comando:

— Ma! Abbi pazienza! Sono cose del mondo, e Dio solo è padrone della nostra vita. Abbi pazienza, Maria!

— Dio sì, non gli uomini! Ah, me lo hanno ucciso come un agnello, — rispondeva Maria; e piangeva, e ricominciava a raccontare alla nuova venuta, come già l’aveva dovuta raccontare alle altre donne, la storia della sua sventura.

Oramai tutte sapevano questa storia, e la vedova la raccontava sempre con le stesse parole, come una spaventosa lezione; tuttavia una specie d’accompagnamento di singulti e un triste mormorio si levava ogni volta che Maria parlava. Nell’angolo dietro la porta due donne commentavano a bassa voce il racconto della giovine vedova.

— Com’è stata coraggiosa! Io sarei morta mille volte se mi fossi trovata in simili frangenti.

— Sì, ma guardala bene: sembra una vecchia di cento anni; ella ha resistito come la quercia alla bufera, ma ora se ne risente...

— E quei pastori che l’hanno lasciata sola, là, nella capanna di Antonio Pera! Era cosa da farsi?