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la via del male 307


Sentiva un lieve peso alla testa, ma i suoi pensieri erano meno torbidi e il suo respiro meno ansante del solito; ella ricominciava a curarsi dei suoi affari, rivedeva le cose intorno, ripensava alle chiacchiere delle sue vicine.

Era come convalescente, ancora un po' languida e spossata, ma già libera dalla febbre che l’aveva resa per tanti giorni incosciente.

— Sì, — pensava, — mia madre è già pentita del suo proposito di mandarci via, ma oramai Pietro è deciso. Sì, bisogna cambiar casa, almeno per un po’ di tempo. Dopo sono certa che ritorneremo qui. Pietro non rassomiglia al beato; se stiamo qui ancora un po’, egli finirà col questionare con mia madre... Anche ieri sera, come egli si è offeso perchè mama disse, veramente con poca delicatezza: «Se avrete un bambino lo chiameremo Francesco!». Sì, egli è ancora geloso del morto. Ah, cosa succede in cucina?

S’alzò e andò a vedere. Era il gatto che aveva fatto cadere un coperchio: ella rimise tutto a posto, rincorse il gatto che attraversò di corsa il cortile, poi sedette nuovamente e guardò fin dove arrivava l’ombra della casa, per indovinare l’ora.

- Son le dieci: Pietro rientrerà forse a mezzogiorno.

Le pareva di vederlo: egli spingeva il portone, entrava e se non la scorgeva subito la chiamava. Ella gli andava incontro: si guardavano smarriti, come due amanti al primo momento d’un convegno, e si baciavano perdutamente.