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la via del male 51

— Certo, — disse con ironia. — meglio sani e ricchi che poveri e malati.

Versa da bere, — le ordinò sua madre.

Ella si alzò e versò da bere a Pietro.

— Che hai, che sei di malumore? — egli le domandò, guardandola negli occhi.

Ed anch’ella lo guardò, e gli rispose con la sua solita ironia.

— Quando sono sazia mi assale il malumore...

— Figuriamoci allora quando hai fame: ma già, tu non sai che cosa sia la fame, — egli aggiunse; e bevette, poi versò lontano alcune goccie rimaste in fondo al bicchiere. Ricontava la fame sofferta durante la sua selvaggia infanzia.

Quel giorno non si faceva economia di vino, e parecchie volte Maria passò con la caraffa in mano e si curvò per versare il vino nel bicchiere del servo. Egli beveva e diventava allegro, ma d’un’allegria cattiva. L’immagine di Sabina, che durante tutte quelle ore di lavoro e di chiacchiere egli aveva allontanato da sè, gli risorgeva davanti, bionda, traditrice, beffarda.

Ah, ella aveva riso di lui; anch’egli voleva rider di lei, di Maria, di tutte le donne. Ebbene, e se riusciva a far credere a Maria di essersi innamorato stoltamente di lei?

No, ella non lo avrebbe scacciato, era troppo furba per commettere un simile errore: non si scaccia un servo innamorato che domanda solo d’essere compatito. Tutto al più la giovine padrona avrebbe profittato di lui e della sua sciocca pas-