Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/132

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Bisognava andare da lui. Ma prima si trovò davanti al campo di Vittoria; e anche là tutto era pace e sopra la linea nera del villaggio il cielo verde pareva il mare: la stella della sera brillava attraverso il finestrino della torre come attaccata alla fune della campana; tutto era silenzio nella casetta; no, Vittoria non piangeva, non gridava; era una donna forte, Vittoria; perchè non doveva essere un uomo forte anche lui? Entrò dunque, sedette nella piccola cucina deserta e cominciò a parlare a sè stesso.

— Pazienza, Mikali, questi brutti momenti passeranno. Sii prudente e paziente, Mikali; e ascolta adesso con calma le lamentele delle donne. Un uomo come te non deve avere mai paura, nè delle piccole nè delle grandi cose. E fa proposito di cambiare vita, d’ora in avanti; di restare eternamente fedele a Vittoria, di rispettare sua madre, e tuo padre e tua madre, e di fare del bene ai poveri.

Per cominciare a mantenere i suoi proponimenti, si alzò, all’apparire di zia Pietrina e si levò la berretta come quando incontrava il dottore; ella aveva gli occhi velati di lagrime e senza badare a quel segno di rispetto gli disse quasi rudemente:

— Vittoria sta male: ha avuto delle convulsioni e si torceva come una serpe. Adesso è chiusa nella sua camera, all’oscuro, e non vuol vedere nessuno. È meglio che tu, per oggi, non cerchi di vederla. Vattene.

Egli non insistè, ma non se ne andava. La