Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/17

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tinuava a palpare i suoi libercoli, entro le maniche, e ripeteva le cose dell’uno e ripeteva le cose dell'altro, mentre l'angolo della fodera con la moneta della vecchia gli batteva sul ginocchio. I suoi pensieri però non gli impedivano di guardarsi intorno e godere infantilmente delle cose come le vedesse la prima volta. Da una parte e dall’altra della strada gialla di polvere e di sole i lentischi ondulavano riflettendo l’azzurro e il bianco del cielo; di lontano arrivava un odore di fave fiorite e i mosconi e le api ronzavano intorno ai cespugli violetti del puleggio: un cane abbaiò sopra un’altura, un altro rispose dalla brughiera; un puledrino nero smise di poppare per sporgere la testa sottile fra le zampe della madre, e guardava pensoso con gli occhi lucidi che riflettevano il paesaggio. Come tutto questo era bello! Ed ecco sul colore scuro di una vigna quadrata il ricamo giallino dei primi germogli: il verde cupo della brughiera circonda la vigna, e in mezzo al verde le vacche rossastre scuotono lentamente la coda da un fianco all’altro come un ventaglio trasparente. Ma già appaiono i segni del passaggio dell’uomo: mucchi giallognoli di immondezza e un rivolo d’acqua sporca.

Il sentiero breve fra lo stradone e la vigna terminava davanti a un vecchio muro coperto di musco e d’erbe, così alto che al disopra si vedeva appena la linea rossa di un tetto in fondo al cortile. Appena il frate spinse il portone ed entrò nel vasto recinto roccioso circon-