Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/216

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derti sì o no se non c’è mia figlia? Bisogna interrogare lei: è lei che si sposa, è lei che deve essere contenta.

— Essa è contenta — si azzardò a dire la madre di Mikali, ma subito si pentì perchè Pietrina la fissava e le chiedeva freddamente:

— Ha parlato con te?

— Ah, no, anima mia! Dal tempo dei tempi io non la vedo.

— E allora non credere che a lei, quando essa sarà qui in tua presenza e parlerà a te.

Marianna Zanche sospirò; bisognava proprio rassegnarsi all’etichetta e aspettare otto giorni e rifare il viaggio doloroso e gaudioso.

— Quando posso tornare?

— Fra otto giorni senza fallo avrai la risposta.

— Va bene: allora vado, perchè è tardi ed io non sono più abituata a camminare nel crepuscolo. Ci vedo poco, Pietrina mia.

— Tu non te ne andrai prima d’aver preso qualche cosa. Ma ti pare, Marianna mia? Eravamo compagne e, dopo che non venivi in casa mia da vent’anni, vuoi andartene senza aver preso una bibita? Ti farò poi accompagnare dal servetto che adesso rientra dall’orto.

— Che cos’avete di buono nell’orto? — domandò Marianna Zanche rassegnandosi anche ad aspettare che la sua antica compagna andasse di sopra e tornasse con un vassoio di dolci in una mano e un vassoio con una bottiglia di liquore nell’altra.

Bisognava esaurire tutte le norme dell’etichetta.