Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/258

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al pascolo, ed ella, seduta sulla muriccia del portico, vide ai suoi piedi tutto il podere, verde fra il giallo della brughiera fiorita di ginestre e il mare laggiù sotto il cielo colore di rosa, il mare dorato e falcato come la luna nuova, e la chiesetta di Santa Maria, rossa al tramonto e come sorgente dalle onde, la pace, la luce e il silenzio del luogo la immersero in una specie di incantesimo; le parve a un tratto come se il corpo le si disfacesse e lo spirito fosse nel mondo di là, dove vanno i giusti.

Il mare! Lo aveva tante volte sognato; lo aveva anche veduto, di lontano, ma non così come adesso, fermo e infinito. E non sapeva perchè pensava a Dio. Come poteva prendere parte all’ira di Mikali contro il vecchio fattore? Ella sapeva bene, in fondo alla sua coscienza, che nè il predio nè la casa nè le tancas e i seminati di Bakis Zanche appartenevano a lei od a Mikali. Erano roba d’altri e ad altri dovevano tornare. Perchè preoccuparsene dunque?

Ma fu un momento di allucinazione; Mikali tornò e con lui il senso della realtà.

— Sarà caduto morto in qualche burrone e le volpi gli rosicchieranno i polpacci. Magari non tornasse più: magari avesse preso la via del fumo! Dove hai messo la bisaccia, Vittoria?

— Eccola, Mikali. Ma non arrabbiarti così; lascia andare!

Egli in fondo era contento per l’assenza del fattore: ecco un’altra scusa per mandarlo via.

Rifecero il giro del frutteto; il sole tramon-