Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/282

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bino. Ve lo consegnerò appena nato e non lo prenderò se non per dargli il latte. Sarò gelosa di voi, tanto egli vi vorrà bene.

— Non importa, figliolina mia: importa che egli voglia bene alla madre, non alla serva. Va, va.

Ma Vittoria s’era seduta accanto al letto, con le mani coperte d’anelli posate sul ventre maestoso.

— Vattene — ripeteva la vecchia. — Tu non credi al malaugurio, ma fai male. Anche loro non credevano, nè il vecchio nè il ragazzo, e la sorte ha dimostrato che bisogna credere. Al vecchio, la sera prima di ammalarsi, caddero tutte le sacre Immagini dal libro; e svolazzavano come anime erranti. E il ragazzo andò su dal frate, al convento, il giorno prima di morire. Ma io, povera me, faccio male a parlarti di queste cose. Abbi pazienza, palma; l’albero è attaccato alle radici...

— No, — mormorò Vittoria, china la testa, come parlando ai suoi anelli, — ho piacere a sentire parlare di loro.

— Lo so che non sei un’ingrata... Tu sei buona, Vittoria; tu meritavi tutto, più di quello che hai...

— Io ho tutto, zia Sirè: cosa mi manca?

— Tuo marito è troppo giovane, Vittoria; lascialo invecchiare prima di rinfacciargli la sua condotta.

— Che cosa fa, zia Sirè? — ella disse con fierezza. — Nulla di male.

— Tu sei buona, Vittoria, palma mia: tu