Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/287

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Accorsero le donne e la misero sul letto; ma nonostante i suffumigi e i massaggi ella non rinveniva.

— Che le ha raccontato quella disgraziata storta? — si domandava Andriana, cercando con gli occhi la gobbina; ma la gobbina, spinta dalla paura di aver ucciso Vittoria e dall'odio contro Mikali, correva in cerca di lui.

— Vedi cosa hai fatto di noi? Libertino, mantenuto, vedi dove ci conduci con le tue male azioni? — diceva a voce alta, correndo come un folletto nel crepuscolo. Davanti allo stazzo Zoncheddu si fermò di botto. Vedeva frate Zironi, sceso dal monte per andare a confessare Battista, avanzarsi zoppicando, appoggiandosi al bastone: scarno, col viso scavato coperto di peli, aveva però gli occhi brillanti come le prime stelle di quella sera limpida e fredda.

— Corri come un gomitolo, figlia: dove vai? — domandò senza fermarsi.

— Il Signore vi manda incontro, frate mio! Correte allo stazzo; Vittoria sta male. È caduta ed è svenuta. Io corro in cerca di quella croce di Mikali... quel libertino... che non ha cura di sua moglie.

— È caduta? S’è fatta male?

— Pare di no, ma non rinviene.

— Niente, niente, — egli disse con calma. — E addosso a me non è caduto un pezzo della vôlta del refettorio? Sono morto? No. Un po’