Pagina:Deledda - Le colpe altrui.djvu/339

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e non dovevo rimetterci piede. Ora peggio per me, peggio per l’anima mia! Ma io, per quanto tu dica, sono attaccato a te come la scorza all’albero, e tu a me come l’albero alla scorza. Non possiamo, no, staccarci, hai ragione tu, così Dio mi assista; ma sei stata tu a mettermi queste idee in testa, e adesso quasi me le rinfacci! Fin dai primi giorni che ci siamo sposati tu guardavi intorno spaurita... e me lo dicevi, anche, che avevi paura di vedere qualche cosa... Ma che dico? Lo facevi anche prima, da quando era vivo lui... E senti un giorno, senti un altro, ho finito anch’io coll’essere pauroso come te... Che cosa credi? che io andassi via davvero per il guadagno? che io andassi via allegro, adesso? Allegro lo ero, un tempo; quando ero poveretto e disprezzato da tutti: adesso no, in coscienza mia, non lo sono più! Andavo via col cuore sanguinante; da quaranta e più notti sogno sempre il luogo brutto dove volevo andare. Un luogo oscuro, dove passano solo treni, alla notte... Un luogo come un camposanto: ma pensavo: chissà che Vittoria non voglia venire anche lei? Si andrebbe via contenti, allora. Ma poi pensavo: questa non è penitenza, allora, no, bisogna che vada via solo, ma che lei lo voglia. E tu adesso non vuoi: e tu dici davvero, sei come la mia coscienza; fa tu; tu qui sei la padrona.

— No, lo vedi chi è il padrone? — ella disse, chinandosi per toccare la culla. Ma il bambino dormiva ed era come non ci fosse; e Mikali non pensava affatto a lui.