Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/196

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bianco, pallido, coi capelli e gli occhi nerissimi. Aveva però i denti orribilmente guasti, il che, quando rideva, lo deformava alquanto. Vestiva di bianco, con una paglietta che sembrava un cappello da donna, guarnita di tulle rosa, attaccato all’occhiello del gilè con un lungo cordoncino di seta a più colori.

Vedendo Antine lo abbracciò e baciò con entusiasmo. Il seminarista sentì esalar dalla bocca del padrone, le cui labbra erano lucenti e fresche come quelle d’un bimbo, un pestilenziale odore d’acquavite, e ne provò sulle prime un’impressione disgustosa; ma a poco a poco l’affabilità e la cortesia smodata di don Elia lo soggiogarono.

— Ti ricordi, Antine, che pugni ti ho dato una volta? Ora sei più alto e forte di me. Andrai a far il soldato?

— No: allora avrò i primi ordini.

— Ah, sì, tu ti fai prete. Che sciocco!

Egli disse ciò con tanto sarcasmo fine, compassionevole, che Antine ebbe uno dei suoi soliti accessi di rossore, che lo rendevano pavonazzo. Gli sembrò incollerirsi; ma in fondo in fondo era un po’ d’umiliazione che lo faceva arrossire.