Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/183

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non le parve abbastanza bello e ne spiccò un altro, ma il giunco si ruppe, il grappolo le cadde addosso e gli acini le corsero sulla persona e rotolarono sul pavimento come i grani d’una collana rotta. Ella raccolse il meglio che potè, sollevando di tanto in tanto il viso per ascoltare i rumori della strada.

E prima di ridiscendere guardò dal finestrino chiuso. Attraverso il vetro vide un tratto della città, una distesa di tetti neri e bianchi e sull’orizzonte scuro sotto il cielo basso, il monte nevoso, disteso nella notte come un grande orso bianco addormentato. Il tempo cambiava; veli di nebbia salivano dalla valle e l’aria si faceva umida.

Il silenzio era intenso. Ella aprì il finestrino, vi si sporse un poco e sentì una maschera di ghiaccio sul viso. Tutto il mondo, fuori, pareva una grande nave naufragata fra i ghiacci: il cielo stesso si abbassava sempre più, abbandonandosi su tanta tristezza come una vela morta.

Eppure d’improvviso a lei sembrò di vedere una sfera scintillare all’orizzonte co-