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la casa paterna 163


l’acqua santa di porcellana dorata, le medaglie, i rosari, i quadretti incorniciati a lamine dai colori smaglianti che facevano corona al mio capezzale: i quadri che pendevano lungo le pareti: lo stipo che occupava un angolo intiero della camera e che racchiudeva tutti i miei gingilli, i miei libri prediletti, i miei vecchi quaderni, i miei vecchi giornali...

La prima notte che dormii sola in questa cameretta fu davvero una strana notte, popolata di fantasmi, di larve, di mostri. Le tende mi sembravano i bianchi e gelidi panneggiamenti coi quali i pittori sogliono avvolgere lo scheletro rappresentante la Morte: ogni piccolo scricchiolio mi pareva un lamento, una minaccia... Pure mi feci coraggio e non gridai perchè prima di coricarmi Franceschino mi aveva detto:

— Stanotte avrai paura nel dormir sola... Vuoi che vegli dietro la tua porta?

Ed io facendo la coraggiosa, la spregiudicata, avevo riso dei fantasmi e di chi ci crede!

La seconda notte, bisogna pur confessarlo, ebbi ancora un po’ di paura — ma la terza notte dormii magnificamente... forse perchè volli il lume da notte sempre acceso, ed alla sua languida luce potevo distinguere, ogni volta che mi svegliavo, tutti gli oggetti.

La sera si avanza sempre più: ritta ed immo-