Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/88

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bili cadevano uno dopo l’altro, lentamente, intorno a lei. Ella chiuse il libro insignificante che teneva in mano e guardò il cielo. Ma la linea di cielo, al di sopra della melanconica facciata di fronte, era così cinerea e greve, che le diede l’impressione d’una lastra di stagno: solo una piccola nuvola rossa, una bragia fuggente, illuminava la cenere di quel cielo morto.

Improvvisamente Regina sentì un gran vuoto, un gran freddo entro di sè. Quella piccola nuvola le ricordava il fuoco del lontano perduto focolare. E col fuoco tutte le altre cose lontane e perdute. Tutte le altre cose semplici e tacite, eppure più grandi e più luminose di ogni gloria e d’ogni ricchezza. Pensò:

— Lavorare, guadagnare! Quando anche fosse possibile, ciò non potrebbe ridonarmi la mia casa, il mio passato, il mio ambiente. Val di più una piccola cosa vera, perduta, che il più grande degli ideali.

— Che cosa è l’ideale? — pensò poi, sempre seguendo il lento cammino della nuvola.

E imitò il sorriso del vecchio senatore, ricordando che anche lei aveva creduto di avere tanti ideali.