Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/96

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Le sale erano eccessivamente riscaldate: dai folti tappeti, dalle pelli d’orso stese davanti ai divani larghi e bassi, coperti di pellicce, esalava come un caldo alito di belva addormentata al sole; qualche cosa di selvaggio e di voluttuoso che faceva male.

Da lunghi vasi di metallo sorgevano rami di piante agresti punteggiati di bacche rosse.

La principessa, vestita d’un ricco abito di velluto nero goffamente guarnito di merletti bianchi, discorreva con due vecchie signore, raccontando in francese un’avventura accaduta a sua zia, moglie dell’amico di George Sand.

— In quel tempo mia zia era la donna più elegante di Parigi; George descrisse una sua toeletta nel Marquis de Villemer...

Oltre le due vecchie signore, un vecchio signore sbarbato e calvo, col cranio lucente come una scodella di porcellana rosea, ascoltava pacificamente sprofondato in una poltrona.

Marianna, in abito rosa scollato, corse incontro ai nuovi venuti coi suoi rapidi passi di topo, e guardò Regina: aveva gli occhi lustri.

— Avete un buonissimo ciero, madame: niente di nuovo?

— Cosa vuole che ci sia di nuovo?

Marianna le toccò il fianco con un dito e si mise a ridere: Regina ebbe l’impressione che il topo, quella sera, avesse bevuto, e sentì rinascere il misterioso disgusto fisico che la principessa e la ragazza le destavano. Sul principio madame badò poco ai Venutelli. Arrivava altra gente. Quasi tutte vecchie signore straniere, con abiti d’una freschezza e di un’eleganza molto discutibili. Arduina trovò subito da di-