Pagina:Dell'obbedienza del cavallo.pdf/21

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mio volere fino a stroppiarli, m’appigliai a questo sentimento, ma non ne ricavai profitto che da quelli dotati di particolare abilità e sofferenza dalla natura; poichè essondomi ignota la vera origine dell’obbedienza, non perdevo di mira la massima da me tenuta con tutti gl’altri, che dall’esser messo il Cavallo a sedere sull’anche, dipendesse; e stetti in questa cecità, finchè non furono da me sperimentate le regole del Duca di Newcastle, [che più d’ogn’altro si accostò al vero] con profitto maggiore di tutte le altre da me messe in pratica; perchè avendo riconosciuto ch’esse erano del tutto opposte e contrarie al principio sopraddetto anche da lui medesimo tenuto, cioè che dall’esser messo il peso della macchina sopra le gambe di dietro dipendesse l’agilità e prontezza del Cavallo, mi diede luogo di venire in chiaro della falsità di un tal principio, e dell’origine di tutti gl’inconvenienti fin allora a me incognita, con l’esame della costruzione della macchina che mi delucidò il tutto; e venni in cognizione che il Cavallo non può essere obbligato che a ciò che comporta il meccanismo della macchina sua. Quindi è che mi sono proposto di mettere al pubblico questa mia nuova scoperta a benefizio comune dopo averla verificata con l’esperienza di facile e sicura riuscita, oltre l’essere esente da qualunque rischio e pericolo.

Ne vien concluso da quanto ho detto fin qui, che le azioni del Cavallo pigliano origine dall’in-