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Terza. 273


Nel terzo tempo, la metà dell’aria viene eseguita dal ritiramento che fa il gomito all’ingiù dal punto dov’ebbe termine il secondo, fino al luogo dell’arresto, (ch’è allora quando il dito indice arriva ad essere dirimpetto alla bocca,) dove la mano subentra alle veci del gomito, per dare esecuzione senza intermittenza all’altra metà di questo tempo, abbassando la punta della lancia fino al bersaglio con l’istessa proporzione che il gomito ha eseguita la sua, in forma che sia secondata con questo terzo tempo esattamente l’ultima parte della corsa della lancia fino al bersaglio; passato questo, il Cavaliere non deve avere altro pensiere che di fare la parata, e la ripresa della lancia con disinvoltura, alzando la punta d’essa, e subito andare in giù con la mano fino al ginocchio, come fece nel primo tempo e con un semicircolo, o alzandola semplicemente e riportare il calcio sulla coscia, come l’aveva da primo.

Si può anche nel terzo tempo giunta la mano con la lancia in arresta ivi fermare la punta senza abbassarla per ciò fare tutt’in un tempo nell’atto di ferire il bersaglio, che dicesi ferire ad archetto, ed altri dicono a lichetto; il che fa più bel vedere, ma è molto difficile; nel mettere la lancia in arresta può appoggiarsi il calcio al braccio, ma non mai alla vita, perchè appoggiato ad essa non può a meno che la punta vacilli, o sommozzi, ed esca dal suo


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