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LIBRO PRIMO. 35

accusati furono alcuni senatori siccome partecipi delle insidie tese al principe, e condannati al supplizio estremo1. La città venne a que’ dì cinta di mura, non avendone per lo innanzi, ed incominciatesi da lui ebbero compimento sotto l’impero di Probo2.

All’epoca stessa caddero in sospetto di congiure Epitimio, Urbano e Domiziano, messi detto fatto agli arresti soggiacquero al dovuto gastigo.

Condotti non altramente gli affari d’Italia e della Pannonia, l’imperatore divisava por mano ad una spedizione contro de’ Palmireni conquistatori de’ popoli Egiziani e dì tutto l’oriente insino ad Ancìra della Galazia; costoro di più erano per estendere il proprio dominio alla stessa Calcedone della Bitinia, se quelle genti, all’udire l’innalzamento d’Aureliano al trono, rigettato non avessero la Palmirena dominazione. Il principe dunque inoltratosi coll’esercito occupò Tiana3 e tutte le città infino ad Antiochia, ove trovata Zenobia alla testa di numerose genti, apparecchiatosi pur egli alla pu-

  1. A ragione dice - siccome insidiatori - «stati essendo anche parecchi nobili del corpo senatorio incolpati unicamente, da una testimonianza di nessun momento e vile, di qualche lieve indizio, che un più mite principe disdegnare potea». Vopisco.
  2. Dice Vopisco: Consigliatosi col senato dilatò le mura di Roma.
  3. Dove a que’ dì vivea il famosissimo e celebre, per la rinomea anzi di prestigie, che di veri miracoli, Apullonio Tianeo, al quale devesi, narra Vopisco, la conservazione di Tiana, minacciata di sterminio da Aureliano.