Pagina:Della Porta - Le commedie I.djvu/377

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atto quarto 367

sarie in questo effetto: voi forastiero non conosciuto in Napoli, sagace, accorto, ricco di partiti e da sapersi risolvere in ogni occorrenza; talché stimo sicuramente che voi sarete il principio, mezo e fine d’ogni mio contento.

Pseudonimo. Voi non potevate trovar uomo che volesse e potesse servirvi meglio di me: ho animo e rissoluzione. Fate che me si mostri quell’uomo, che mi confido potervi condurre Altilia in casa vostra.

Giacomino. Io non vorrei che confidaste tanto in voi stesso, perché sogliono occorrere nel fatto cose che non si pensano mai: bisogna pensar prima a quello che ne potrebbe occorrere.

Pseudonimo. Non bisogna trovar il medico prima che venghi la malatia; né io mi curo di pericoli che siano per avvenirmi, purché di me restiate sodisfattissimo.

Giacomino. Ricordatevi i nomi delle persone e dell’osteria e de’ segni delle persone.

Pseudonimo. So ogni cosa tanto bene che lo potrei insegnare a voi, e occorrendo rispondere ad alcuna cosa che io non sappi, non sarò tanto goffo che non sappia risolvermi.

Giacomino. Andiamo verso il Cerriglio, ché lo troveremo. Intanto io andrò rammentando l’istoria, i nomi e i segni delle persone.

SCENA VI.

Limoforo, Capitano, Pedante, Giacoco.

Limoforo. Poiché il Regente ci ha favorito nella giustizia e ordinato che si cerchi la casa di Giacoco, e ritrovandovisi Altilia e la balia, si menino a casa nostra, e Giacomino in Vicaria; se avanzarete di diligenza in esseguir questo mandato, noi avanzaremo nel premio di quel che vi si deve.

Capitano. Mostratemi la casa e vedrete ch’io vi servirò di buona voglia e di miglior fede. Ma siate sicuro che Giacoco è un grand’omo da bene.

Limoforo. Per questa volta la bontá del padre poco valerá alla cattivitá del figlio.