Pagina:Della Porta - Le commedie II.djvu/140

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128 la cintia


Pedofilo. Di grazia, toglietevi una di queste regine e lasciate mia figlia.

Capitano. Il fatto sta a poterlo fare. Se potessi cosí lasciar d’amarla come farla principessa o regina, lo farei assai volentieri. Che pensi tu che ci metta a far una principessa? in una ora ammazzarei tutte le persone di una provincia e la fo principessa, e volendola per reina porrei a fil di spada tutti gli uomini del mondo; ma non lo fo per non restar solo e non aver a chi comandare. Chi pensi che sia io? Ho tanto caldo nel petto che, un minimo suspiro che buttassi, accenderei l’aria e ridurrei una montagna in cenere; e se ponessi il piè in fallo e stropicciassi, farei venir il terremoto; ho la presa delle mani tanto gagliarda che, se non toccassi le cose con destrezza, ne farei polvere.

Pedofilo. E per questo non vo’ darvi la mia figlia, ché volendola toccare non ne faceste polvere, e volendola baciare ne faceste cenere.

Capitano. Per dirti il vero, ho piú l’animo inchinato a combattere in steccato da solo a solo, debellar popoli, ruinar muraglie e abbatter beluardi che a trattar con donne. Ma Amor per questa volta me n’ha còlto e fa ch’io arrabbi per mio dispetto.

Pedofilo. E Amor fa contrario effetto in lei, perché non ha core col qual ne possa amare.

Capitano. O Amor senza amor, che ogni cosa hai sopra, eccetto che di amore, dove sei? fatti vedere, ché ti farò conoscere chi sono o sia in campagna, fantasma con quei tuoi straluzzi spuntati! Puoi negar tu che non sia figlio di una puttana? se ne dici il contrario, menti per la gola. Ti fo troppo onore pormi con te. Una sola cosa ti scampa dalle mie mani: che ho troppo vantaggio teco ed io non voglio combattere con vantaggio: tu putto ed io gigante, tu nudo ed io coperto di piastre e maglie, tu con uno archetto ed io con pugnali, spadoni a due mani e pistoletti. Se tu fussi mio pari, verrei fin costá dove sei, per disfidarti. Ma tu a che ti risolvi?

Pedofilo. Voi pensate che siate solo a ricercarmela? son tanti che per sbrigarmene non posso attendere a’ fatti miei.