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DELLE DONNE 193

intende la missione sociale delle donne in modo poco dissimile da quello del primo Napoleone1. Il Klemm dichiara senza attrattive affatto, e vero supplizio per l'uomo ogni donna che esca in qualsivoglia modo dalla naturale sua sfera2. Più temperato è il Virchow, il quale pretende aver trovato nella fisiologia cellulare del femminile organismo la ragione naturale di quegli attributi che reputansi comunemente propri delle donne, quali sono: «la profondità del sentimento, la verità e la sicurezza della percezione immediata, la dolcezza, l’abnegazione, la fedeltà»3. Non sono però cosiffatte dichiarazioni e dottrine, avventate o parziali, ad onta della rinomanza dei loro autori, fra i migliori e più genuini frutti della scienza tedesca, e neppure rispondono all'indole dell'ingegno e al sentire di quella pregevolissima nazione. Ciò si può dire invece di quelle altre pubblicazioni tedesche, da me sopra accennate, di cui è carattere dominante la temperanza e la circospezione, e specialmente delle scritture di Sybel, di Holtzendorff e di Stein, tutte di piccola mole, ma pur tutte eccellenti, e da annoverarsi al certo fra i migliori scritti moderni intorno alla quistione femminile, di ogni lingua e paese.

L'importanza che il Sybel attribuisce al più equo ordinamento dei diritti sociali delle donne, scorgesi abbastanza dalla seguente dichiarazione: «una nazione non può maggiormente provvedere alla sua prosperità, che promuovendo il retto svolgimento del sesso femminile, né peggio avvelena lo stesso fondamento della sua vita, che distogliendo le donne dalla loro

    cade in una di quelle vanterie pur troppo assai frequenti fra i Tedeschi, affermando nientemeno che: «la donna latina è ambiziosa, non sincera, insolente, intrigante, e assai poco fornita di quell'abnegazione, umiltà e modestia che costituiscono l'essenza della donna tedesca e della femminilità in generale», ib. p. 139.

  1. Op. cit, ap. Dohm, l. c., p. 104.
  2. Klemm, Geschichte der Frauen, p. 138.
  3. Op. cit., p. 54
Gabba — 13