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66 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

infatti il Rousseau1 che «gli uomini sono ciò che piace alle donne, e che per apprender loro la virtù, bisogna anzitutto insegnare alle donne», ed anche soggiunge che le leggi non hanno dato sufficiente autorità alle madri. Il Voltaire afferma a un dipresso le stesse cose2, ed anche il D'Alembert3 notava i difetti dell'educazione femminile de' suoi tempi, e reputava possibile e indispensabile il rialzarne il livello morale e intellettuale. Un altro grand'uomo, il Condorcet, ne prese ex professo la difesa, e non si peritò di proporre per la prima volta nell'Europa moderna l'ammissione delle donne alle funzioni pubbliche. «Con qual principio, egli dice4, si vogliono in uno Stato repubblicano escludere le donne da quelle funzioni? Non fanno esse parte della nazione? Se l'assemblea nazionale ha per iscopo di costituire e di guarentire i diritti del popolo francese, non fanno parte le donne di questo popolo? Il diritto di eleggere e di essere eletto è fondato per gli uomini sul loro carattere di creature intelligenti e libere. Non sono creature tali anche le donne? I soli limiti a quel diritto sono la condanna ad una pena afflittiva o infamante, e la minorità. Forse che tutte le donne ebbero conti da regolare col procuratore della repubblica, e non si legge nelle nostre leggi la dichiarazione: ogni individuo dei due sessi, all'età di 21 anni è maggiore? Si argomenterà dalla debolezza fìsica delle donne? Se questo argomento valesse, bisognerebbe sottoporre i rappresentanti della nazione ad un giurì di medici, e mettere in un ospizio tutti quelli che soffrono di gotta al ritorno dell'inverno. Si argomenterà dal difetto di istruzione, dalla mancanze di genio politico nelle donne? Pur troppo vi hanno rappresentanti del popolo che ne mancano alla loro volta. Il buon senso e i prin-

  1. Passo riportato da Me Emile Girardin, l. c., p. 45.
  2. V. E. de Girardin, l. c., p. 45.
  3. Lettera a G. G. Rousseau, ib., p. 116.
  4. Journal de la Societèìì de 1789, 5 luglio 1790.