Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 1.djvu/39

Da Wikisource.

ALLA GEOGRAFIA DI STRABONE 25

sua, le descrisse per averle vedute egli stesso, ovvero uditele da altri vantolle sue proprie? Questo dubbio fu diversamente sciolto fra gli antichi, come fra i moderni. E fra questi e quelli opinarono alcuni, aver oltrepassato Pitea il promontorio sacro (143), ed essersi avanzato alle isole britanniche, e più innanzi ancora fino alla Tule; e per lo contrario altri negarono, come ho già detto, e il viaggio di Pilea, e Pitea stesso quale impudentissimo bugiardo ardirono convincere. Ma perchè è mio intendimento esporre soltanto brevemente quali fossero i geografi a Strabone anteriori, e non già il dare una diligente istoria dell’antica geografia, chiunque desidera più piena notizia intorno a Pitea volgasi agli scritti de’ moderni (i44)j dai quali potrá egli da per sè stesso giudicare se deggia favorire o l’una parte o l’altra, o ciò ch’è più sicuro, distare da entrambe.

Se a taluni incerta parve l’età in cui visse Pitea, vieppiù oscuro è il quando visse il marsigliese Eutimene, e s’egli o anteriore o posterior sia del suo concittadino Pitea. Non so d’onde taluni congetturassero che ei fosse contemporaneo di Pitea (145). Questo solo è certo, che si annovera da Marciano nel catalogo dei geografi, e (146) Plutarco una sola volta il nomina fra i fisici che indagarono le cagioni dell’escrescenza del Nilo (147). Clemente alessandrino (148) rammenta anche un’istoria di Eulimene col titolo di Croniche, ma non è chiaro se ella attribuire si deggia a quel marsigliese, ovvero ad altrui che portasse l’ugual nome d’Eutimene.

Sin qui la geografia, se tu eccettui alcune poche astronomiche osservazioni di Pitea, limitavasi unica-