Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/137

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libro primo 125

Sipilo rovinò regnandovi Tantalo, e di alcune paludi si fecero stagni, ed il flutto coperse Troia. E Faro presentemente unita all’Egitto una volta era circondata dal mare, ed ora è in certo modo divenuta penisola: e questo avvenne anche di Tiro e di Clazomene1. E soggiornando io in Alessandria d’Egitto s’innalzò il mare presso a Pelusio ed al monte Casio, e coprendo la terra fece un’isola di quel monte; sicchè la strada che costeggiandolo mena alla Fenicia diventò navigabile. Non sarà quindi meraviglia se una qualche volta o rompendosi o sprofondandosi l’istmo che divide il mare Egizio dall’Eritreo si formerà uno stretto, per modo che il mare esterno discorra in quello interiore come si vede alle Colonne d’Ercole. Ma intorno a ciò abbiamo già dette nel principio del nostro libro alcune cose, le quali si debbono raccorre in uno, e fondare così una ferma credenza ai fenomeni della natura ed alle altre mutazioni avvenute nel mondo.

Dicono poi che il Pireo fosse da prima un’isola al di là2 dal lido; e che di qui anzi traesse il suo nome. Leucade per lo contrario, avendo i Corintii tagliato l’istmo, divenne isola, mentre da prima era congiunta col lido. E credesi che ne parli Laerte ove dice: Quando espugnai la ben munita città di Nerico sulla spiaggia dell’Epiro.

Qualche volta dunque si fanno di questi disgiungi-

  1. Queste due città erano sopra piccole isolette che poi Alessandro unì alla terraferma.
  2. Al di là, in greco dicesi peran (πέραν), d’onde Pireo.