Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/237

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libro secondo 223

chiama opinioni popolari1 quelle cose che Eratostene e Dicearco riferiscono sulla distanza da luogo a luogo nelle regioni già dette e in alcune altre: mentre poi egli stesso non è esente da errore nè anche in quelle cose, nelle quali si fa a censurarli.

Perocchè dicendo Dicearco che dal Peloponneso alle Colonne d’Ercole v’hanno dieci mila stadii; che un maggior numero se ne conta dallo stesso Peloponneso sino a dove finisce il golfo Adriatico; e che dal Peloponneso allo stretto di Sicilia ve n’ha tre mila, sicchè sette mila ne restano da questo stretto alle Colonne: io (dice Polibio) tralascio di esaminare se questi tre mila stadii ragguaglino o no col vero; ma i sette restanti non corrispondono, o che questa misura si voglia riscontrare seguitando la spiaggia, o che invece si pigli nel mezzo del mare. Perocchè (soggiunge) la spiaggia rende immagine di un angolo ottuso, che si posa coi lati sullo stretto e sulle Colonne, ed ha il vertice a Narbona: sicchè viene a formarsi un triangolo la cui base è una linea retta che attraversa il mare, ed i lati sono quei medesimi i quali fanno l’angolo ottuso già detto. Ora di questi lati quello che va dallo stretto di Sicilia a Narbona è lungo più che undici mila e duecento stadii, e l’altro è di poco al di sotto degli otto mila. Tutti poi s’accordano a dire che la maggiore distanza dall’Europa alla Libia attraversando il mare Tirreno2 non ol-

  1. Λαοδογματικὰς καλῶν ἀποφάσεις. La lezione antica era: ὁ ὂλας δογματικὰς, ec., omnino ad opinione profecta ait, cum ec.
  2. Il mare che bagna l’Italia dalla foce dell’Arno fin verso Napoli.