Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/454

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litigi: e così avvenne che i governatori romani mandati in quei luoghi trovavano sempre mai pretesti per soddisfare al desiderio che avevano di far guerra. Ciò non pertanto fino a questi ultimi tempi i Salassii, essendo ora in guerra, ora pacificati coi Romani, conservarono qualche potenza, sicchè a modo di ladroni recavano molti danni a coloro che passavano quelle montagne attraversando i loro paesi. Però quando Decio Bruto fuggì da Modena gl’imposero di pagare una dramma per ciascun uomo che aveva con sè. Messala che svernava in luoghi vicini ai loro dovette comperare a prezzo le legne, sì quelle da abbruciare, come anche le aste d’olmi per valersene ad esercitare i proprii soldati. Finalmente que’ popoli depredarono una volta anche il denaro di Cesare1, e sotto colore di attendere a riattare le strade ed a costruir ponti sui fiumi, fecero precipitare grandi ruine sopra i soldati di lui. Ma all’ultimo poi Augusto li debellò, e li vendette tutti all’incanto, avendoli prima fatti trasportare in Eporedia colonia dei Romani. E l’avevano da principio fondata appunto stimando che dovesse servire a contenere i Salassii: ma a stento potè invece essere difesa dagli abitanti, finchè non fu distrutta quella nazione. Il numero poi delle persone vendute fu di trentasei mila; quello degli uomini capaci di guerreggiare fu di otto mila; e furono venduti tutti all’asta da Terenzio

  1. Giulio Cesare non racconta alcun simile avvenimento; e però (dicono gli Ed. franc.) è da credere che Strabone intenda parlare d’Augusto, del quale fa menzione subito dopo.