Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 3.djvu/203

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libro settimo 195

in campo quaranta mila soldati. Scorre poi a traverso dei Geti andando al Danubio il fiume Mariso, sul quale i Romani sogliono trasportare le cose occorrenti alla guerra: perciocchè le parti superiori di quel fiume, quelle cioè dalle sorgenti fino alle cateratte (le quali attraversano principalmente il paese dei Daci) le chiamano Danubio; e le parti inferiori, lungo i Geti, sino al Ponto, le dicono Istro.

I Geti hanno una stessa lingua coi Daci: ma presso gli Elleni quelli sono più conosciuti di questi, a motivo delle continue loro emigrazioni dall’una all’altra riva dell’Istro, e per essere meschiati coi Traci e coi Misii. Questo medesimo avviene anche dei Triballi che sono essi pure una schiatta di Tracia: perocchè dovettero spesse volte emigrare per le frequenti incursioni di popoli vicini e forti sopra altri popoli inferiori di forze; come a dire degli Sciti, dei Bastarni, dei Sauromati abitanti al di là del fiume, i quali frequentemente costringono gli assaliti ad attraversare il fiume, e si stabiliscono poi essi medesimi o nelle isole o nella Tracia; ovvero di popoli al di qua del fiume, cacciati principalmente dagl’Illirii. Eransi poi col tempo accresciuti moltissimo e i Geti ed i Daci, sicchè potevano mandar fuori un esercito di ben duecento mila soldati; ma ora appena si trovano in grado di metterne insieme quaranta mila: e poco manca che non si facciano ubbidienti a Roma; ma non sono per anco pienamente soggetti a motivo delle speranze ch’e’ pongono nei popoli della Germania avversi ai Romani.