Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/322

Da Wikisource.
296


XXIII. NOTTE.


Inno a Dio.


ARGOMENTO.


E' questo un tenerissimo, ed insieme sublimeCantico , in cui il Poeta epilogando quasi i caratteri della divina grandezza, e gli effetti della sua beneficenza, lascia libera il corso agli affetti per ammirare, benedir re, e ringraziare il Creatore, donatore di ogni bene.

Sempre veder dovrò ne 1 regj tetti
Avvilirsi la lode? A prezzo d’oro
Vendersi al vizio, e coli* a ni ab il suono
Sempre de’ grandi lusingar l’orecchio?
5Vedrolla io sempre inonorato pane
Ha lustro, e chiude in seno alma infernale
Porgere incensi ad alma vii già morta
Affatto alla virtù, spargere intorno
A cadavero sozzo i suoi profumi?
10Lascia, o lode, le corti, e lascia i troni
Ove, apostata vii, t’aggiri errante
Al vergognoso ufficio ormai rinunzia
Di tesser inni alle follie de’ regi:
E ritorna alla tua sorgente prima,
15A quel primo poter, che al labbro umano
La favella donò, Tali al pensiero,
All’alma resistenza. Innanzi al Nume
L’uom s’umilia, si prostra all’uomo in faccia:
Incensi, e riverenza a fango vile
20Altro fango a vicenda offre; al delitto
Porge il delitto omaggio: e tu, gran Dio,
DelTuom principio, e fin, che alTuom dettasti
Leggi che ne togliesti il fallo antico,