Che il valor ne fa noto; e questi in petto 100Si serbi poi, se di tal sorte è degno.
Vanno di passo egual le scienze, e i doni:
Chi dona acquista, chi istruisce apprende.
Più sicuro possesso acquista e gode
L’alma su’ parti suoi, s’altrui fa noto 105Quanto in se già produsse. O quante illustri
Utili verità nei cupi seni
D’indigesto saper morte si stanno,
Che di nobil fulgor cinte fastose
Sarian, se di gentil contesa il raggio 110Sciolto n’avesse il rozzo ostico manto!
Il mar, che in moto opposto agita i flutti,
Chiari li fa; ma la palude immota
Putride ha l’acque sue. Talor si lasci
Dunque il solingo albergo, e dell’amico 115La ragion ci erudisca: a lui si voli
Ben mille volte e mille, e in quelle braccia
Vera felicità si cerchi, e goda.
Quanto infelice è l’uom, che in erma grotta
Sempre le notti, e i lunghi giorni mena 120Tacito, solo, a se medesmo ingrato!
Che val saviezza all’uom, se non gli è guida
Al perfetto piacer? Quella, che tale
Non è, più folle dovrà dirsi ancora
Della stessa follìa, che almen si pasce 125Di non tetri fantasmi. Assai più folle
È chi di sua ragione un Dio si forma
Di chi mai la conobbe, e più di questi
L’altro vive infelice. I veri saggi
D’un amico fedel privi non sono. 130È di natura un’immutabil legge
Per nudrir l’amistà tra noi mortali,
Che si divida ogni piacer tra noi,
Se goderne si vuol. Questo da lei
Si snerva, o si distrugge in seno all’uomo, 135Che tutt’altri ne priva, e fatto ingrato
Tutto vuol possederlo. Il vero bene,
Il perfetto piacer natura pose