Pagina:Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse.djvu/503

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Da sì opposto fine diretti, essi forse vorranno confutare le nostre proposte, pretendendo di provar necessaria la concorrenza e la rivalità; atto di mera dabbenaggine l’esser altrui generoso, per vedersi corrisposto, senz’alcuna reciprocità, con atti contrari; in somma ognuno dover pensare a sè, nè darsi guadagno vero senza l’altrui perdita.

A questi argomenti avendo noi già abbondantemente risposto nel corso del nostro lavoro, anche colle più eloquenti altrui parole, ci asterremo adunque dal replicare: dacché ciò sarebbe affatto inutile; troppo difficile essendo persuadere le altrui pregiudicate opinioni quando derivano da causa d’interesse privato, contrario a’ princìpi di pubblica economia e d’utilità generale.

Compiangendo adunque l’errore altrui, lasceremo, tacendo, che la sperienza dell’avvenire convinca anche i più schivi del fondamento delle nostre dottrine.

Narrando i fatti seguiti in ogni Stato italiano, ci siamo attenuti a tutti que’ documenti officiali ed a tutti que’ dati statistici che riuscimmo a procurarci, sì resi di pubblica ragione, che privatamente comunicatici dall’altrui benevola cortesia.

Di questa ci professioni gratissimi verso que’ molti che ci favorirono. Del maggior numero però de’ quali abbiamo taciuto i nomi, non già per appropriarci le idee altrui, senza attribuirle a coloro cui spettano; ma per una riguardosa discrezione, la quale ci ha consigliato di non indicare coloro cui dubitammo potesse ciò convenire per considerazioni private di luogo, di tempo ed anche di speciale propria condizione; le quali considerazioni, facili, del resto, a comprendersi da chiunque conosca la patria nostra, voglionsi rispettare ne’ tempi e nei luoghi in cui ci è dato di scrivere.

Nell’esprimere ogni nostra opinione, abbiamo cercato di farlo in termini moderati ed urbani, nè crediamo che alcuno posssa imputarci d’esserci scostati da tal regola, conforme, dd resto, alla nostra natura, alle nostre abitudini, ai princìpi religiosi e morali cbe ci facciam vanto di professare.

Che se alcuno diversamente giudicasse le nostre parole, attribuendo ad esse un senso che non han certamente: noi preghia-