Pagina:Delle strade ferrate toscane e del migliore ordinamento di esse.djvu/20

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Non sono proficue agli intraprenditori: e il fatto lo ha mostrato. Calmato appena quel primo furore di arricchire con la vendita delle promesse azioni, e ridotte le cose al naturale e reale loro stato, queste opere o hanno languito, o sono rovinate. Finchè l’uomo, animale d’imitazione, spesso paragonabile alla scimmia, si lascia trascinare dal fanatismo, o dalla moda, si immerge ciecamente in un pelago, dal quale sovente non può o non sa più ritrarsi. Quando poco tempo indietro si parlava di una nuova concessione di strade ferrate, si credeva aperta una nuova miniera di ricchezze, e nel vuoto di quella gli uomini vi gettavano le loro proprie: e la Toscana ne ha aperte parecchie, e molti vi si sono precipitati; ma appena si sono accinti ad esaminare, col crogiuolo della ragione e dell’interesse, se fosse oro puro, ecco che ne è risultato. Non parlando degli elementi sui quali riposa l’interesse delle strade ferrate, perchè oramai troppo noti, vediamo, distrutte le magnifiche promesse, e i calcoli dai grandi zeri dei programmi delle società promotrici, la Leopolda da Livorno a Firenze rimanere incerta della sua esecuzione fino dal bel principio; e se un insperato prodotto del tronco da Livorno a Pisa non fosse venuto a rianimare le speranze degli intraprenditori, è certo che quella, che ora si avanza al suo termine, sarebbe ancora un desiderio. Nè attivata in tutta la sua lunghezza darà mai un prodotto adeguato alla spesa di costruzione e di mantenimento, perchè scarsa di popolazione, e di centri d’industria nel suo andamento; ciò che non sarebbe accaduto, se essa sola avesse traversato il ducato di Lucca, e allacciate le toscane città subappennine. Pure, perchè non fosse tanto perdente, la fortuna ha voluto che un’altra linea s’immettesse in essa, dalla quale però non potrà sperare un notabile aumento nei suoi interessi. Nè questa linea Centrale Toscana potrà mai dare anch’essa un prodotto proporzionato alla spesa, poichè la popolazione e il commercio di Siena non è tale nè tanto da alimentarla proficuamente; e se l’intelligenza e l’economia (di che va data meritata