Pagina:Delli componimenti diversi di Carlo Goldoni 2.djvu/103

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Quanto riesce il pathnente austero
A chi per colpa ai gemiti sogggiace,
Patir per grazia all'innocente è caro.
E Babilonia nella ria fornace
Mira i tre Giovanetti in mezzo al fece
Lodare il Nume, e passeggiare in pace.
Prospero, ahimè, che fui più bel vien rooo ■.
L’inusato mio stile e di un Candito
D’uopo averei per confortarmi un poco.
Ma non duran le cose all’infinito
E il soave piacer dei Zuccherini
(Dio perdoni la gola) ho già finito.
Ed inutil perciò, ch’io mi tapini,
Che sì preziosi amabili dolciori
Non si trovano al Mondo per quattrini.
Quello Zucchero avea tanti sapori
Quanti ne avea la Manna del Defetto
Che coglievan gli Ebrei fra 1'erbe, e i fiori.
E fin dapprima io lo tenea per certo,
Che i dolci vostri fosser benedetti,
Prospero, da colei, che ha divin mezzo.
Maria Crocifitta a quei confetti
Àvefle data la benedizione,*
Ciré oltre Natura li refe perfetti }
Ed fondata quefta mia ragione
Sub? efperienza, che lppocrate cfciama
Delle cofe Maeftra, «derilione’.
Come la Mufa mia povera, % grata* ^
Di Lei cantando di Vinti riptena,
Potea fperar di fodditfar fua traina?
Come potea cangiar comica vena
Nel facro umor dalla, mia penna ufeito,
In cui la man fi ricontfee appena?
Ecco il prodigio, che (incero addito j
Terminata la (ónte di dolcezza,
E 9 il dolce metro dal mio fen Amarri to.
Dir mi retta di Lei, che il Mondo fprezzà,
Le battaglie fofferte, e le vittorie
Che riportar full* inimico ì avvezza*
E. vorrei pur nelle future ifiorie
Per efempto mandar delle Donzelle
ì commentar; delle fue memorie,
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