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3. — Questa mattina fu confermata ufficialmente la notizia che i Napoletani erano entrati nel territorio della Repubblica romana e che a Velletri avevano disarmata quella Civica, imponendo a quei cittadini di radersi la barba.

Mazzini, nell’Assemblea di ieri sera, annunziò che il corpo d’armata sommava da 11 a 12 mila uomini, con 26 pezzi di cannone.

Due Gesuiti travestiti e tre vignaroli, verso Porta S. Giovanni, uccisero un carabiniere e ne ferirono tre. Uno dei Gesuiti fuggì, l’altro fu fucilato sul luogo. I tre vignaroli furono fatti girare per la città per tradurli al Ponte S. Angelo onde essere condannati al supplizio. Però il popolo non volle indugi; se ne impadronì ed a colpi di sciabola e baionetta li trucidò e quindi li gettò nel Tevere.

Dentro S. Calisto, ieri l’altro, mentre passeggiavano nel Chiostro, furono fucilati 4 ex-Gesuiti che avversavano il Governo.


4. — I Napoletani restano tuttora a Velletri e Valmontone.

In Roma, frattanto, si occupa il tempo prezioso nelle fortificazioni di ogni genere.

I cittadini assodano le strade con arena ed immondezze per rendere più agevole il corso delle staffette nell’interno.

I lancieri di Garibaldi son divisi in varie scuderie.

L’attitudine dei repubblicani è incredibile. Immensi sono i sacrifici che si fanno per la difesa della Repubblica.