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1° Marzo. — Il Comitato nazionale romano diramò ordini stampati, in data dei 20 febbraio, coi quali invitò i cittadini ad astenersi di andare per il Corso durante il carnevale e di recarsi, invece, a passeggiare al Foro Romano.

Difatti, nei primi quattro giorni vi fu in Corso pochissima gente, otto o dieci carrettelle soltanto ed i liberali si riunirono a passeggiare al Foro Romano.

Nel giovedì grasso, favorito da tempo magnifico, per il Corso vi fu maggior concorso con qualche maschera del basso popolo e circa 30 carrozze, delle quali alcune con zuavi mascherati, ma minore assai degli anni precedenti.

All’opposto, la moltitudine dei dilettanti a piedi, in carrozza ed a cavallo al Foro Romano si calcolò a 15 mila persone, altri dissero 30 mila1.


  1. Ogni condizione di cittadini prese parte a questa imponentissima dimostrazione. Vedevansi, tra la folla, i capi d’illustri famiglie romane, l’ambasciatore francese La Vallette e altri addetti alle ambasciate straniere, che vollero assicurarsi di persona dell’animo dei Romani. Gendarmi a piedi e a cavallo studiaronsi di far nascere disordini; ma i loro bassi sforzi trovarono insuperabile ostacolo nell’alto e innato senno di Roma. Questo, e l’accordo di tanti e illustri cittadini, per l’annessione al regno di Vittorio Emanuele e per la separazione della Chiesa dallo Stato (che tale era lo scopo della dimostrazione) rallegrò assai l’Italia e sorprese grandemente i Governi stranieri e il francese sovra tutti, onde il ministro Billault così ne parlò davanti al Senato francese: «A Rome, il y a deux jours, une manifestation silencieuse mais considérable s’est produite en face des nos soldats». E aggiunse: «La population de Rome, malgré qu’on en dise, malgré l’aveuglement incroyable du gouvernement romain, la population de Rome est dans un tel état d’effervescence que si le drapeau de