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Il generale Zappi, De Curten, De Charrette, dentro una carrozza chiusa, si rifugiarono nel palazzo Sciarra.

Vi fu chi se ne avvide, e tosto un picchetto di bersaglieri italiani occupò il palazzo, guardandoli a vista.

Mentre alcune compagnie d’italiani difilavano a piazza Colonna, altre di zuavi, prigionieri, tuttora armati, provenienti dal Popolo si venivano a consegnare al comando della Piazza. Quelli erano accolti da grida entusiastiche, questi da fischi, imprecazioni ed insulti.

Maggiore però, e veramente pieno di apprensione, fu lo spettacolo nelle ore pomeridiane, allorchè giunsero a piazza Colonna tutte le altre compagnie di zuavi prigionieri, disarmate, in mezzo ai bersaglieri italiani. Grida: «Morte agli zuavi, cani, assassini, infami», fischi, urli.

In sostanza, furono soggetti ad umiliazioni che faceva pena assistervi, talchè un uffiziale a cavallo, non potendo reggere a tali e tante provocazioni, curvatosi sul cavallo, fece atti di vendicarsi contro il popolo con le pugna.

Fu un momento di orgasmo temendosi qualche seria catastrofe. Il contegno, però, degl’Italiani fu superiore ad ogni elogio. Bei modi, sangue freddo e rigorosa disciplina valsero ad evitare inconvenienti.

Del resto, tutto il Corso fu imbandierato e messo a gioia carnevalesca; canti italiani, acclamazioni