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marco cau e graziano maino

sa, dell’educazione, dell’incontro tra generazioni, del confronto fra culture e linguaggi. Nulla più della scuola è il bene comune di questo Paese”.

La “Scuola” è “Aperta” agli studenti e alle loro famiglie, al quartiere e al territorio, a tutti i cittadini con particolare attenzione alle comunità straniere e agli alunni con disabilità, al fundraising e ai finanziamenti privati, agli strumenti di rendicontazione sociale, alle nuove tecnologie e alla didattica innovativa, alle esperienze di cittadinanza attiva. Le scuole sono viste dunque come luoghi di aggregazione sociale, fruibili oltre i tempi classici della didattica: il pomeriggio, il sabato, nei tempi di vacanza; sono spazi (come indicato dalla legge 107/2015) dove si organizzano e si potranno sviluppare – in collaborazione con famiglie, associazioni, organizzazioni del terzo settore e altri attori disponibili – attività educative, sociali, ricreative e culturali. Le scuole diventano così davvero beni comuni.

1.3. La scuola è un ecosistema per l’innovazione

Per andare oltre la crisi abbiamo un grande bisogno di innovazione. Una qualità che, come dimostrano molti studi, “non si può comprare”, ma che si sviluppa attraverso tracciati complessi ed anche per “motivazione profonde” degli individui, che coltivano il gusto di “fare qualcosa solo per il piacere di realizzarla” (Bergami e Morandin, 2015). Per dare vita a una generazione di giovani innovatori, è necessario dare loro l’opportunità di sperimentare, di sbagliare, di cimentarsi in “cose belle e nuove” (Bergami e Morandin, 2015); la scuola deve diventare “tempo del fallimento e dell’inciampo”, di “comprensione del desiderio”, di emersione delle attitudini e delle voca-


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