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150 i salmi di david

     Nè gli distrusse, e ’l suo cruccio focoso
     Spense o in parte allentò molte fiate.
     E ricordossi ch’eran carne frale,
     Fiato che passa e ritornar non vale.
20          Oh, quante volte nel diserto e quante
     Lo provocaro ad ire e sdegni acerbi?
     Quante il suo queto e placido sembiante
     Intorbidàr co’ lor fatti superbi?
     Spesso il tentàr, ed a l’opre divine
     Del santo d’Israel poser confine.
21          Nè servar quell’eccelsa mano a mente,
     Con che scampogli da lo sforzo ostìle:
     E’ prodigi che fe’ l’Onnipotente
     In Egitto e Soan, tenner a vile:
     Quando in sangue cangiò lor fiumi e rivi,
     E d’umor fegli e di bevanda privi.
22          E contr’essi mandò nuvoli folti
     Di bestiuole voraci e sozze rane,
     Da tenergli in affanni e morte involti.
     A’ bruchi e grilli diè mangiar lor pane:
     Le viti lor, con le gragnuole infeste,
     Ed i fichi guastò con le tempeste.
23          E disertò le lor gregge ed armenti,
     Dal ciel piovendo un nembo grandinoso,
     Misto di lampi e fulmini roventi.
     Contra loro avventò foco angoscioso
     D’ira, sdegno e furor, con doglie estreme:
     Spirti maligni a gran caterve insieme.
24          E quell’atroce traboccata piena
     Trascorrer fe’ senza ritegno o schermo:
     Nè gli scampò da l’ordinata pena
     Di morte, e fulle ogni ripar infermo.
     E fra i loro vibrò sparsi animali,
     Di peste e morbi avvelenati strali.
25          E percosse d’Egitto i primi figli,
     Nati nel fior de la paterna etade.