Pagina:Dodici monologhi di Gandolin.djvu/131

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sul marciapiede di aragno 125

Quando fui all’aperto, meditai la soluzione. Scrissi una lettera, il giorno appresso, in cui dicevo che la mia sorte dipendeva tutta da un viaggio all’estero. E lo feci difatti; andai a Parigi per un po’ di tempo, ne diedi una calda e una fredda; in ultimo, scrissi che le mie speranze erano fallite, che il mio sogno era distrutto, che sarei finito non so dove, per la disperazione.

Tornai, ma rimasi un pezzo a Firenze. Finalmente, un amico, a giorno della cosa, mi scrisse che potevo rimpatriare liberamente: la signora bionda aveva preso marito.

E sa chi ha sposato? Un fabbricante di automobili: per cui la mia tranquillità è tutt’altro che perfetta. Quello lì, per far piacere a lei, un giorno o l’altro mi mette sotto.

Guardi giusto quei due automobilisti che gareggiano, in pieno Corso. È un’infamia che non si dovrebbe permettere.... Ah! lo dicevo io.... Hanno messo sotto qualcheduno.... Ecco le guardie, i carabinieri, mancomale! (alzandosi in punta di piedi e poi salendo sopra una sedia, per guardare in fondo). Guardi la gente come