Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/219

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capitolo xxii. 201


— In somma, replicò don Chisciotte, questa ad ogni modo è gente che va per forza e non di sua volontà. — Così è, disse Sancio. — Ed appunto perchè la cosa è così, soggiunse don Chisciotte, è di necessità che adempiendo gli obblighi della mia professione io impedisca la violenza e dia ai miserabili soccorso e favore. — Avverta vossignoria, disse Sancio, che la giustizia rappresentata dal re in persona non fa violenza o torto a siffatta gente, ma punisce in essi le loro bricconerie„.

In questo furono sopraggiunti dalla banda de’ galeotti, e don Chisciotte si fece a chiedere cortesemente a chi li guidava la ragione o le ragioni per le quali quella gente era condotta a quel modo. Una delle guardie a cavallo rispose che erano galeotti, gente di sua maestà che passava alla galera, e ch’egli nulla avea più che dirgli, nè a lui doveva importare di saper altro. — Con tutto ciò, disse don Chisciotte, vorrei sapere la causa della disgrazia di ognuno in particolare„; e continuò allora con altre non men officiose richieste per indurli a dargli quel conto che domandava; e tanto seppe insistere che in fine una guardia a cavallo gli disse: — Benchè abbiamo qui il registro ed il certificato della sentenza di ciascuno di questi disgraziati, non è adesso il tempo di trarli fuori e di leggerli; e voi, signore, dimandate conto a loro stessi che lo saprete, se vorranno; e lo vorranno senza dubbio, perchè questa è gentaglia cui piace fare e dir cose da furfanti„. Con tal permissione, che don Chisciotte sarebbesi tolta da sè quand’anche gliel’avessero negata, si


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