Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/255

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capitolo xxv. 237

si sieno, così contro gli uomini di senno come contro i pazzi, quanto più non dovea esserlo io in favore di sì alta donna qual fu la regina Madassima, cui porto speciale affezione per l’eccellenti sue qualità? Sappi che, lasciando da parte la sua grande bellezza, ella fu dotata di singolare prudenza e di somma costanza nel tollerare le traversie che in gran numero l’hanno percossa; e che i consigli e la compagnia del maestro Elisabatte le furono giovevoli assai e di gran conforto per sostenere i suoi travagli con prudenza e pazientemente. Ma di qui trasse argomento il volgo ignorante e malintenzionato di dire e pensare ch’ella fosse la sua innamorata. Mentono costoro, te lo ripeto, e mentiranno altre ducento volte tutti quelli che ciò pensassero e si facesser lecito di dirlo. — Io nè lo dico nè lo penso, rispose Sancio: se ne stiano dove sono, e se la sbrighino fra di loro come lor pare e piace: quanto a me, io bado alle cose mie, nè ho costume di mettere il naso nei fatti degli altri; perchè s’egli hanno fatto o no all’amore ne avranno reso conto a Dio: io per me vengo dalle mie vigne, e non so e non amo saper niente dell’altrui vita: perocchè, dice il proverbio: chi compra e mente, nella borsa se lo sente; e tanto più che io sono nato nudo, nudo sono, e nulla perdo o guadagno. E poi se anche passarono fra loro degli amori che importa a me? Alcuni pensano ad un modo, altri ad un altro tutto contrario; e chi può turare la bocca alla gente? Non la risparmiano a Domeneddio! — Santa Maria! sclamò don Chisciotte, quanti spropositi vai masticando! e come entrano, Sancio mio, con l’argomento in questione queste tue filastrocche? Deh non cercare malanni, taci, e quind’innanzi attendi ad assettare il tuo asino, nè impacciarti in cose che non ti appartengono. Ora ascolta bene con tutti cinque i sentimenti del tuo corpo: sappi che quanto ho fatto, sto facendo, e sarò per fare, è concorde perfettamente colla ragione, ed è uniforme in tutto alle regole della cavalleria, le quali io conosco meglio di quanti cavalieri la professano sulla terra. — Dica, di grazia, signore, rispose Sancio: sta egli nelle regole della cavalleria che ci andiamo a perdere fra queste montagne senza guida o strada sicura, cercando di un pazzo che, quando lo avremo ritrovato, si metterà forse in testa di compiere l’opera cominciata, non intendo della sua istoria, ma della testa di vossignoria e delle mie costole, rompendomele tutte quante? — Taci, te lo ripeto ancora, o Sancio, disse don Chisciotte; perchè dèi sapere che mi porta in questi luoghi non tanto il desiderio di ritrovare il pazzo, quanto quello di compiere un’impresa che renda immortale il mio nome per tutto il mondo: e sarà tale da farmi pervenire a quell’apice di gloria e di perfezione cui possa aspirare il più segnalato